C’era una ragazzina di appena nove anni con una calza marrone e una .nera e con delle scarpe molto grandi. viveva in una casa molto particolare, con un cavallo bianco e signor Nilsson, una scimmia. Questa bambina era Pippi, Pippi Calzelunghe per l’esattezza. Ma cosa avranno mica da dirsi chef, un rinomato cuoco d’oltralpe e questa forzuta e indipendente ragazzina?
L’importanza del cibo nei racconti di Pippi Calzelunghe è data dalla forte valenza simbolica che questo assume nei giochi di questa particolare e ‘magica’ ragazzina svedese dalla forte personalità. Pippi fa ciò che tutti gli altri bambini sognerebbero di fare, ma non possono o hanno la forza di fare. Pippi sa badare a se stessa; Pippi è libera, indipendente, dal temperamento forte e anticonvenzionale, il suo agire è una costellazione fantastica dove tutto e il contrario di tutto convivono in un eccezionale slancio vitale fatto di paradossi e di semplici cose buffe. Chef, un cuoco rinomato, è il suo alterego, rappresenta la convenzione, la cucina tradizionale francese, l’austerità di uno sguardo spento ma allo stesso tempo animato di bontà che si ritrova in un luogo indefinito a contatto con una creatura tra la normalità e la fantasia, tra la realtà e il mito, qual è quella di Pippi. Sarà una ricetta a dare il là ai due personaggi, le frittelle tanto care a Pippi, romperanno il ghiaccio faranno interagire i due in un gioco di rimandi tra parola ed espressiva corporea.
Chef, rinomato cuoco d’oltralpe, è alle prese con delle gustose frittelle, la sua passione per la cucina lo assorbe completamente, nel frattempo sbuca fuori una ragazzina dai cappelli pel di carota, con una calza marrone e una nera, che saltellando, incuriosita si avvicina ai fornelli di Chef. Dalla comune passione per la cucina i due protagonisti iniziano un intenso dialogo che permette a Pippi di svelare il suo mondo, i suoi sogni, e la sua vita.
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