Martedì 30 Maggio
ore 21,00
Teatro Impossibile
presenta
VOGLIO FARVI PIANGERE
Tragedia artigianale di e con
Elio Arthemalle
Costumi: Salvatore Aresu
Allestimenti: Luca Carta
Scenotecnica: Pietro Rais
Suono: Francesco Medda
Direzione tecnica e consulenza: Felice Colucci
Direzione organizzativa: Emanuela Lai
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Voglio Farvi Piangere nasce da un’esigenza personale dell’autore, quasi un moto istintivo. È come se, dopo trent’anni di teatro e cinquant’anni di vita le contraddizioni, le inadeguatezze, le fastidiose mediazioni, l’accettazione di qualsiasi cosa “perché tanto è così”, fossero esplose tutte assieme.
È una lunga dichiarazione in cui mette in fila tutto ciò che non riesce più a sopportare.
Non sopporta che qualsiasi cosa debba essere detta in modo “divertente e leggero” per esempio, e che questo debba considerarsi un valore aggiunto assoluto, sempre e comunque, e di qualsiasi cosa si parli.
Non sopporta più le tristi ritualità piccolo borghesi delle nostre città di provincia, camuffate da tic intellettualoidi e da postmodernismo estetizzante.
Non sopporta più chi finge di divertirsi col trash.
Non sopporta più il teatro che premastica e predigerisce le opere per il suo pubblico, preoccupandosi che non si stanchi troppo.
Non sopporta più che il dibattito pubblico sia affidato a tiritere idiote e ipnotiche e che si riduca, in sostanza, a un’architettura di pettegolezzi.
Non sopporta più una marea di cose, insomma.
Arriva per tutti un momento della vita in cui si ci si autolegittima a pensare: -beh, vista la mia età, da adesso in poi, dirò tutto quello che mi pare e come mi pare-.
Come organizzare tutto in una drammaturgia?
La storia sarà piuttosto esile. Succede tutto tra le 19 e le tre del mattino in un qualsiasi quartiere affollato di una città di mare. Tra passanti, avventori, sfaccendati vari e varia umanità, si intrecciano tre storie: quella di un barbone, ex attore, che maltratta verbalmente i passanti costringendoli a sentirlo recitare Shakespeare, quella di tre amici che si incontrano tutte le settimane per recitare l’allegria nel corso di una bevuta, e quella del fratello di uno di loro, gravemente ammalato.
"È, forse, la cosa più cruda, sgradevole e aggressiva che abbia mai scritto. E sicuramente è la più sincera, quella in cui rabbia e amore vero cercano un linguaggio, non si nascondono dietro i segni."
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