Scuola d’Arte Drammatica
La morte di Piero
Campanile sosteneva che prendere in giro la morte sarebbe come lottare contro i mulini a vento. Non ne sappiamo niente, (purtroppo?), e ne faremmo volentieri a meno… La morte lo aveva sempre affascinato ma ne aveva forse un sacro rispetto, al punto che in molti suoi romanzi il tema ritorna, quasi per esorcizzarlo. “La morte”, diceva, “ci permette di ridere della vita”. Ispirato al romanzo “Il povero Piero”, questo esito scenico di fine laboratorio propone un vivace intreccio di malintesi e incomprensioni che ruota attorno al desiderio del morto di comunicare il suo decesso solo ad esequie avvenute. La sua volontà non sarà rispettata: la notizia trapela e i familiari sono costretti a fronteggiare le visite di amici e parenti , in parte addolorati, che mostrano le proprie ipocrisie di fronte alla morte di un loro caro. La casa si fa sempre più affollata e i dialoghi, partendo dalle svariate frasi di circostanza, arrivano a paradossali giochi di parole e scambi di persone…
“Guardatelo: è morto da poche ore e già pare praticissimo di queste cose. Tutti i vivi s’agitano come pulcini nella stoppa, rivelando un’impreparazione deplorevole. Nel morto, nessuna sorpresa. Si direbbe che in vita sua non abbia mai fatto altro che morire!”.
In scena gli allievi del laboratorio “over 30”.
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