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Venerdì 25 Maggio - ore 21
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NUDICRUDI / ABACO JEFF
il gioco delle ossa
di Dafne Turillazzi E Antonello Verachi regia
Dafne Turillazzi
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con
Tiziano Polese Rosalba Piras
in video Senio Giovanni, Barbaro Dattena Rosalba Piras, Gerardo Ferrara scene e costumi Marco Nateri video Antonio Cireddu tecnico di scena Lorenzo Perra aiuto regia Antonello Verachi |
LO SPETTACOLO
Lo spettacolo si sviluppa come un’indagine poetica sulla pulsione violenta, distruttiva ed autodistruttiva dell’uomo, attraverso una galleria di “piccoli orrori quotidiani” che nel totem del “mostro”, del serial killer, trovano la catarsi e scompaiono agli occhi della società. E’ un viaggio trasversale che coinvolge un’umanità diversificata, a volte consapevole dei sentimenti negativi e addirittura architetto di malvagità, altre volte incosciente sotto l’influsso della massificazione, dell’incalzare dei disvalori. Edgar Allan Poe scriveva che "nessun orrore collettivo, dalle stragi delle guerre ai disastri ambientali, colpisce il cuore e le emozioni come l’orrore singolo. La sventura più raccapricciante, più autentica, il dolore più grande è particolare, unico". L’icona del serial killer è quindi l’epicentro di questo modo di sentire. E’ il denominatore che accomuna tutti nello sdegno e nella morbosità, nel giudizio e nella morale. Il mostro è utile alla società. Il mostro purifica il mondo dai dettagli “sporchi”, cancella le piccole devianze della collettività. La sua esistenza rende necessario declinare nuovamente il verbo uccidere, violentare, abusare. Con la sua forza prorompente, il mostro crea shock, un cortocircuito tra etica e sentimenti. Diventa il simbolo di un Male estremo che offusca ogni altro male "minore".
LA STORIA
La storia è ispirata alla vita di Jeffrey Dahmer, il cosidetto mostro di Milwakee, che dopo aver violentato e ucciso 17 uomini, venne assassinato in carcere il 28 novembre del 1994 da un compagno di cella. La sua vicenda è una carrellata triste di solitudini mai risolte, partorire da un’infanzia consumata senza affetti, senza gioia. L’indifferenza dei genitori, la crudeltà dei compagni di scuola, le tendenze omosessuali, modellarono un bambino chiuso in se stesso e incapace di consolidare relazioni con l’esterno. Lo sviluppo di Jeffrey Dahmer si è arrestato alla fase preadolescenziale, quando non si sono ancora stabiliti i valori che definiscono le relazioni umane. Il suo “sentire” si è fermato e cristallizzato nella percezione di se stesso, dissociato dal resto, che diventa quindi solo oggetto-feticcio privo di vitalità. Uccidere, impossessarsi dei corpi, violarli e addirittura mangiarli è il risultato estremo dell’impossibilità di avere gli “altri” in maniera diversa. Così le intricate dinamiche del desiderio e del possesso, hanno generato in Dahmer l’impulso omicida e l’antropofagia. Alla radice della sua violenza c’è quindi un lungo percorso di sofferenza interiore, ignorata e quindi amplificata da genitori e conoscenti. Ed è proprio quest’aspetto, quello dell’indifferenza o della pura repressione che investe di responsabilità la collettività davanti al mostro, al diverso. Il serial killer è il contenitore della violenza del mondo. I suoi modi di uccidere ritualizzano e rendono barocca la banalità dell’orrore quotidiano.Così il mostro diventa “mostro sacro”.
Lo spettacolo ripercorre i punti chiave della storia di Jeffrey Dahmer, sovvertendo l’ordine spazio temporale degli avvenimenti e presentando i personaggi a volte come ricordi, altre come surreali figure freddamente presenti nell’esistenza di Jeffrey. Si intrecciano le voci della madre e delle vittime in un coro disarmonico di ottusità e superficialità. La profondità invece, sebbene minata dalla violenza, arriva paradossalmente proprio da Dahmer, che racchiuso nella sua stanza e in se stesso, espone fatti e sentimenti nel rigore dell’autenticità e dolore assoluti. Attraverso cronache agghiaccianti, ipotesi scientifiche, intolleranze e aridità di sentimenti, viene costruito il profilo di un uomo debole, dissociato e in fondo anche sfortunato. Un uomo che un giorno è stato bambino per dei genitori distratti e anaffettivi. Per dei genitori che dopo la sua morte si sono aspramente scontrati in tribunale. Oggetto del contenzioso: far cremare il cervello di Jeff o tenerlo sotto formaldeide per donarlo alla scienza?
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