Akròama Teatro Stabile di Innovazione e Ricerca   PRESENTA L’OSPITE scritto, diretto e interpretato da Nunzio Caponio e  Simeone Latini   spazio scenico e costumi Salvatore Aresu   musiche originali Riccardo Sarti   con Michela Atzeni fisarmonica Silvia Piras voce   nei video Carolina Cossu   Eleonora Boi   Claudia Zuddas Roberta Mattana   Alessandro Bianchi   voci Lea Karen Gramsdorff   Sofia Lai Edin Derviskadic   Angelo Trofa   direzione artistica Lelio Lecis

La televisione e le sue molteplici mostruose identità: fatte di cinismo, arroganza, volgarità in nome dell'audience e su misura per un pubblico assetato di verità sempre più sanguinarie e scioccanti. Spettatori mossi da un bulimico piacere  voyeuristico verso l'orrore vero, spettacolarizzato dai talk show e mistificato dall'infernale macchina mediatica.

Così lo spettacolo porta in scena il set televisivo di un programma di grande ascolto. In ogni puntata, un rifugiato da una delle tante guerre in corso racconta la sua storia ad un presentatore plastificato e opportunista, tra paillettes ed improbabili jingles pubblicitari.

Un ring dove gareggiano a ritmi sostenuti sarcasmo e cinismo, deterrenti verso la comprensione e partecipazione alla realtà. Un modo per  allontanare le scomode verità da cosa nostra, cristallizzando il dramma della guerra in un totem posticcio, distante e quindi innocuo. Sul palco due personaggi: il conduttore e un reduce bosniaco, carnefice e vittima di un sistema televisivo che aspira all'audience attraverso il macabro e tutto fagocita con allegre scansioni fatte di battute, quiz e musichette. Una partita a due tra falso e reale che si snoda in un'altalena emotiva tra dramma e commedia. Un intreccio che rivela però, di tanto in tanto, squarci di cruda cronaca attraverso immagini di guerra in grado di sgretolare ogni tentativo di sublimazione.

Lo spettacolo, dal ritmo coinvolgente e avvincente, è una spietata denuncia delle guerre e i loro orrori, nonché una polemica dura e chirurgica verso una televisione cinica, anch'essa luogo del crimine,  che anestetizza i suoi spettatori con il perverso gioco della "rappresentazione" della realtà.

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